Per la prima pubblicazione del 2023, e in corrispondenza con la festa dell’Epifania, ho scelto i Kourabiedes, deliziosi dolcetti greci dall’aspetto candido e dal profumo delicato ma caratteristico.
I kourabiedes fanno parte del mio vissuto infantile, nonostante siano tipici greci: ho avuto la fortuna di conoscerli e gustarli preparati da mani esperte e "autoctone", diciamo così. Zia Kikì si chiamava l’autrice, una zia acquisita, greca, che li preparava puntualmente per Natale, in grande abbondanza, per distribuirli ad amici e parenti. Zia Kikì aveva insegnato i Kourabiedes, i Melomakarona (altri dolcetti natalizi che spero di pubblicare) e tante altre ricette greche, alle sue cognate e alle amiche.
Il profumo di questi dolcetti tradizionali natalizi prevaleva su tutto il resto, ed erano i primi a sparire dai vassoi. Restavano solo le tracce di zucchero a velo, sparse un po’ ovunque. Sì perché i kourabiedes sono coperti da uno strato spesso di zucchero a velo, che permane come neve attaccata alla terra, e trasforma un semplice biscotto in un’esperienza multisensoriale. Per me e per la mia famiglia in particolare era un rituale, che io quest’anno, dopo tanto tempo, ho voluto rivivere.
Mai più senza!
La ricetta è abbastanza semplice, caratterizzata da due ingredienti un po’ particolari: burro di pecora o capra, sostituibile con dell’ottimo burro di mucca, e acqua di rose, ingrediente che caratterizza molti dolci turchi. Pare che l’origine del nome sia legata proprio ad una parola turca; inoltre la forma a mezzaluna è ulteriore dimostrazione dell’origine ottomana dei kourabiedes.
L’impasto è simile ad una frolla alle mandorle molto ricca di burro, e le mandorle si devono sentire sotto i denti, quindi NON vanno tritate molto finemente, e neanche va usata la farina di mandorle già pronta.
KOURABIEDES
Per l’impasto (dose per 70-80 dolcetti)
500 g di farina
400 g di burro di pecora o capra (o di mucca)
300 g di mandorle
120 g di zucchero a velo
10 g di lievito istantaneo per dolci
Un cucchiaio di liquore ouzo o metaxa (o amaretto o altro liquore)
Un cucchiaino di estratto di vaniglia
Un pizzico di sale
Per la finitura
Acqua di rose
Abbondante zucchero a velo
Usate mandorle spellate e ben asciutte, e una piccola quantità di mandorle con la pelle, che doneranno un colore ambrato e un aspetto rustico all’impasto. Per togliere la pelle alle mandorle è sufficiente passarle velocemente in acqua bollente, poi la pelle verrà via quasi da sola. Vanno poi asciugate molto bene in forno, a 180° per una decina di minuti. Non devono assolutamente scurirsi, solo asciugarsi.
Congelate tutte le mandorle e tritatele grossolanamente col mixer.
Montate burro e zucchero a velo in planetaria.
Aggiungete gli elementi secchi (farina, mandorle, lievito e sale), poi il liquore e l’estratto di vaniglia.
Lavorate l’impasto il tempo necessario per amalgamare bene gli ingredienti, poi riponetelo in frigo per almeno due ore.
Accendete il forno a 190°C. Nel frattempo preparate tante palline un po’ più grandi di una noce.
Fate delle fossette per dare la forma della mezzaluna, poi adagiate i kourabiedes su una teglia coperta di carta forno, ben distanziati tra loro. Io li ho disposti in modo troppo ravvicinato, rischiando di farli attaccare tra loro durante la cottura.
Infornate i kourabiedes per circa 20 minuti a 180°.
Fateli intiepidire, spruzzate l’acqua di rose, possibilmente con un vaporizzatore, infine copriteli completamente di zucchero a velo.
Se non avete l’acqua di rose, come è capitato a me, non vi consiglio di sostituirla con altre essenze come l’acqua millefiori, meglio niente.
Sistemate delicatamente i kourabiedes in scatole di latta.
Non mi resta che augurare a tutti buona Epifania, che (purtroppo!) tutte le feste si porta via!
Se siete interessati alle mie ricette tradizionali natalizie, vi basterà aprire il ricettario e cliccare sull'etichetta NATALE.
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